Frammenti.

Arriva il giorno e anche il sole tramonta

stufo di attendere gli aiuti disattesi

abbiamo imparato a curarci da soli le ferite

a cucirci gli strappi nella rete e nella giacca

non piangiamo non ridiamo non parliamo nemmeno

cenni occhi ghigni smorfie pensieri spenti sul nascere

cicche di una possibile rivoluzione

pestati gli occhi peste le mani

non speriamo non disperiamo non viviamo non moriamo

la marea lo scirocco il nero il rosso

decerebrando più a sud più in fondo

dovevi accettare il compromesso il doppio turno

la mano morta l’occhio fisso il bagno guasto

respirare a tempo ogni tre ore

saltare non saltare cadere infine rialzarsi grati.

Daniela Del Core@2018.

Comandamenti sparsi.

Non scrivete poesie per provare a voi stessi

che trascendete le ovvietà volgari

per darvi un titolo che nessuno proprio mai

avrebbe mescolato la piperita con la nitroglicerina

non estirpate i fiori decorativi, non scacciate i sassi casuali,

non andate a caccia di metafore

non alzate la testa se non per l’azzurro di certe sfumature

dimenticatevi la caccia di farfalle al retino

non credete ai ricchi che si vestono male per mimetizzarsi tra la folla

non credete ai poveri che si lavano soltanto la domenica

finanziate pure a distanza, inquinate il giusto

e ringraziate il padrone.

Daniela Del Core@2019

Che cosa non ho dimenticato? da Nostalgie persistenti.

non ho dimenticato la parola mamma e l’occhio di nonna

e il cielo nero e il temporale estivo

i sandali nelle pozzanghere

le calzette bianche traforate alle caviglie

ginocchia sbucciate come cipolle affocate

e il bimbo nuovo del campeggio che apparve solo tre giorni come il Cristo

per poi sparire tra i nostri boccagli e braccioli forati.

ricordo frittelle dolcissime

irriproducibili

credimi

adesso.

Daniela Del Core@2019

Cataclismi e affini (fuor di parabola)

Avrei bisogno ti manca partire per il mondo

quando il mare esondava le coste

non credo tu conosca il baratro in quanti metri

la terra sprofondata per la subsidenza

somiglia al mio cuore disidratato come un pompelmo

mi spingi a prendere aerei improbabili

non posso andarmene adesso

vendo la mia casa per sradicarti dalle erudizioni

i missili che ancora ci sorvolano

dal West Coast all’East Side

vengono ricambiati cordialmente

in qualche modo ce ne andremo via,

più o meno spettacolarmente.

Daniela Del Core@2018

Centesimi.

Gli affetti perduti hanno poco del rosso

forse qualcosa del rosa o anemico il tuo bacio

stanco cero di una processione fantasma

mille i volti ma appena un paio nello scherzo

del tempo che passa è passata anche la tua ombra,

l’ho riconosciuta dalla consistenza sfranta

come erano isteriche le tue risate

arrivavano al cielo e precipitavano come bacche

i tuoi capelli li seguivamo come si fa coi serpenti

averti perso in vita averti perso in vita

e non poterti più ricomprare.

Daniela Del Core@2020

In vista delle elezioni o Back to school.

Dopo la Prima Guerra

qualcuno deve aver pensato che un figlio in fondo

Benito poteva farlo crescere con la politica sociale

i miei nonni post bellici a vent’anni

da Bari a New York A/R a contare i nodi del vento

(niente low cost ragazzo)

attraverso l’Atlantico a separare i due mondi

la Marina militare

era un’ attrice da copertina ossigenata

scoppiata la Seconda Guerra

i miei nonni post bellici devono aver pensato

che un sesto figlio dopotutto

l’avrebbero cresciuto a piano Marshall,

la pura stregoneria del latte in polvere

non nascondo che a volte ringrazio gli Americani

liberato tisico da uno dei campi tedeschi

non potevano immaginare che il boom economico

scoppiata la bolla di sapone

qualsiasi cosa avrei toccato dagli anni 70 in poi

i muri abusivi costruiti col filo a piombo

sarebbe diventata vintage al terzo giorno,

i miei nonni post bellici predicavano che Lennon

profetizzava utopie and the war is over,

a quarant’anni avevano vissuto tre vite

senza avere mai il tempo senza chiedersene il senso

se scamparono per pura coincidenza o

per superiorità genetica,

non avrei mai scoperto se la salute precaria

troppe le esplosioni nucleari taciute poche le note

i miei nonni post bellici avrebbero saputo curarmi

con unguenti di ittiolo e impacchi al catrame

mi mancano le radici nel vaso a volte

chi ha conservato un gilet chi una medaglia,

devi esserti distratto a Storia se rigurgiti totalitarismi

i miei nonni post bellici avevano orecchie da somaro

per farti girare nella piazza della vergogna

in barba ai traumi psicologici,

andata e ritorno in ossequio ai sacrari,

ti manca la profondità, l’altezza e la lunghezza

in vista delle elezioni

torna a casa, torna a scuola

o ritornatene da dove sei venuto.

Daniela Del Core@2018

Estate in fieri.

e grazie a Qualcuno dall’Alto venne l’estate

senza intentare cause tediose o ricorsi storici

senza primavera o preliminari di pollini

la distensione al sole dei tuoi muscoli contratti

regalava un sorriso difficile da improvvisare

(non puoi imitare la Natura e non incorrere

in un briciolo di sana risibilità?)

ti punse il critico prima zanzara di stagione

passa la mano la maestra tra i capelli a scorgere eventuali pensieri

i pidocchi rifuggono dietro ai padiglioni

le zecche se non ti rivolti sull’erba non trattata

dovrebbero darti pace come questa assenza di virgole

se chiudo gli occhi sento il mare che presenzia

tu piangi di allergie post-moderne

io gonfio i polmoni senza broncospasmi

non devo inventare scuse se mi sventolo il capo

se mi raccolgo i capelli

finalmente cammino scalza sul pavimento fresco

mi dà sollievo spingermi sulle punte dei piedi su mattoni sconnessi.

Daniela Del Core@2019

Zombificio.

Marcescibile questo carico di frutta,

la tormenta, la tortura, l’angoscia pregnante,

la nausea, la sete, la fame, il sonno, il lenzuolo attorcigliato alla gamba,

i vestiti abbandonati, la sedia, il tinello, il cubicolo asfissiante,

la paura, le forbici, i coltelli, le sicure, le porte, le ante,

il vizio, l’abitudine, la virtù smarrita, la testa, il collo, le mani, la gola,

il collare, l’ossessione, il tarlo, la tarma, il trapano, la forchetta,

il forcipe, le cartilagini, il sangue, il battito, il suono delle parole,

il sibilo del vento, i fischi, le orecchie, i timpani, le vibrazioni, i rosicchi dei topi,

le unghie scheggiate, il nervo, il tendine, lo sperone, il costato,

la frattura, il taglio, il raschio, la sbucciatura, la cicatrice,

le aderenze, lo scollamento, il bisturi, lo spirito, l’ovatta,

l’acqua, il cerotto, la colla, lo sgrassante, lo sgorgante,

l’asfalto, la crosta, il ginocchio, la moto, il casco, il cranio,

i valori, il grafico, il picco, il coma, la vita, la morte, l’oblio,

la rimembranza, la dimenticanza, il lutto, la nascita,

l’antibiotico, il probiotico, la morfina, l’estasi, le ascensioni,

i miraggi, le fate, i sacramenti, i paraventi, gli sgomenti,

i trucchi, i parrucchi, gli inizi, i finali, gli intrecci narrativi,

le lenti, l’ingrandimento, la riduzione, il distillato, il preparato galenico,

la chiusa, la fine, pretermine, a termine, il parto complicato.

Daniela Del Core@2024

Intenzioni

Infine ho compreso

Dolore circonflesso

ricade sulla tavola del mattino

non dovrei spiegarmi

maledizione maestrina resisti

metti solo in fila le perle

l’ago è appuntito

gli occhiali sulla fronte

mettici ora una parola per un’altra

non riesco quasi mi brucia l’occhio

non deve trasparire alcun nesso

illogico sempre e comunque

la lava sul foglio non arde

la pioggia sui vetri non bagna

il basilico non cresce nelle camere sterili

non sviluppa l’intreccio

ora ci starebbe bene dell’argento brunito

sei pretenzioso recita lo slogan

ho condito una zuppa di numeri primi

cerca ora di concludere con della ricerca.

Daniela Del Core @2020