Da suppliche profane.

Nonna resuscita e vieni a salvarmi
se non è possibile
chiamami a te
accanto a voialtri
con un fischio popolare

qui non è rimasto più nessuno

bruciano le fiamme dentro al corpo
non puoi toccarmi senza ferirti
non ti accorgi di null’altro
eppure i bottoni sono allineati
i capelli pettinati
il dolore in costante riarmo
a volte una scossa mi percuote e scarica
a terra il suo potenziale
la colazione consumata
le dosi dispensate
le guarigioni speranze monche
e dovrei essere grata
di non avere solo che questo cancro
dell’anima.
Si è raffreddata la Pupa e starnutisce
penso per liberarsi del bozzolo
l’afferro per i piedi
ogni volta vorrei lasciarla andare
ma mi riabita come un inquilino testardo.

Nonna vieni a rimproverarmi
di restare composta
e fracassami il capo con uno dei tuoi cucchiai di legno.

Dimmi che passa tutto come le Grandi Guerre,
dimmi che posso ricucire gli strappi
se mi procuro un ago un ditale e la freddezza chirurgica
delle tue massime semplici.

Daniela Del Core @2018.

di poco conto.

Sarebbepotutoessere un problema di poco conto se solo tu

fossi stato un altro essere anche animale anche vegetale

ti immagino bruco strisciante ben pasciuto e verdognolo in viso

l’avresti fatta breve in un battito delle tue ali nascenti

ti avremmo visto spiccare un volo semplice senza volute ardite senza epifanie

ti immagino bocca di leone in fiore impollinato mi avresti liquidato

oh come saresti stato lieve come avrei bisogno di questa incorporeità per vivere alla meno peggio

e invece il peso di tutto il dannato mondo con tutto Atlante a sostenerlo e le tartarughe d’appoggio con quelle stupide leggi fisiche da sussidiario scaduto

come avrei bisogno di un monsone diretto di nuova aria di nuova acqua che non venga dal solito fottuto ciclo idrologico

anche da Marte andrebbero bene molecole extraterresti per saggiarne il gusto l’odore il sapore

come vorrei e invece tutta la pedanteria della retorica spicciola

la zampa del pachiderma più ingombrante sul mio povero sterno

come mi hai mal ridotto la schiena stritolata dalle tue argomentazioni macchiavelliche esoteriche fallaci se ti potessi spegnere con un pulsante

se ti potessi ridurre a icona

se.

Daniela Del Core@2024

da Buongiornodottoreilsolito?

Semplice attaccarti a quei quattro titoli alla parete

trarne forza per aver lasciato una traccia in questo mondo

o aver lottato con i denti stretti sino a perderli

l’ossequio del riconoscimento sociale come un chiodo

Buongiornodottoreilsolito?

afferro anch’io l’importanza funzionale

dell’ottimizzazione dei tempi saltando le code,

tu però non confondere il sapere con il prestigio

la saggezza con l’abuso di potere

la retorica con la meschinità.

Nasci ambizioso come una scimmia parlante,

domani pubblicheranno un necrologio commovente

alla personalità di spicco turnante,

avanza il vuoto di valore nel formicaio.

Noi ci prenderemo cura degli orfani

da parte di padre, da parte di madre, da parte di Dio,

ci prenderemo cura degli insignificanti

che non compaiono in alcuna pagina di alcun libro

ci prenderemo cura della carne e dello spirito,

fuori dalle chiese o nei templi mentali,

ci prenderemo cura di noi,

in barba ai vostri populismi,

anche se poi non esiste un noi contro un voi

o un sopra sul sotto o un sotto che ascende,

o esiste e non lo afferriamo.

Daniela Del Core@2018.

Zombificio.

Marcescibile questo carico di frutta,

la tormenta, la tortura, l’angoscia pregnante,

la nausea, la sete, la fame, il sonno, il lenzuolo attorcigliato alla gamba,

i vestiti abbandonati, la sedia, il tinello, il cubicolo asfissiante,

la paura, le forbici, i coltelli, le sicure, le porte, le ante,

il vizio, l’abitudine, la virtù smarrita, la testa, il collo, le mani, la gola,

il collare, l’ossessione, il tarlo, la tarma, il trapano, la forchetta,

il forcipe, le cartilagini, il sangue, il battito, il suono delle parole,

il sibilo del vento, i fischi, le orecchie, i timpani, le vibrazioni, i rosicchi dei topi,

le unghie scheggiate, il nervo, il tendine, lo sperone, il costato,

la frattura, il taglio, il raschio, la sbucciatura, la cicatrice,

le aderenze, lo scollamento, il bisturi, lo spirito, l’ovatta,

l’acqua, il cerotto, la colla, lo sgrassante, lo sgorgante,

l’asfalto, la crosta, il ginocchio, la moto, il casco, il cranio,

i valori, il grafico, il picco, il coma, la vita, la morte, l’oblio,

la rimembranza, la dimenticanza, il lutto, la nascita,

l’antibiotico, il probiotico, la morfina, l’estasi, le ascensioni,

i miraggi, le fate, i sacramenti, i paraventi, gli sgomenti,

i trucchi, i parrucchi, gli inizi, i finali, gli intrecci narrativi,

le lenti, l’ingrandimento, la riduzione, il distillato, il preparato galenico,

la chiusa, la fine, pretermine, a termine, il parto complicato.

Daniela Del Core@2024

Tentativi.

Riscrivere nel senso di ritornare

ricominciare a comporre

mettere una lettera dopo un’altra

sono trascorsi anni strani

un tempo le dita scorrevano veloci su una tastiera obsoleta

essere chiari non nascondersi

rinunciare allo straniamento o cercarlo ancora

essere giunti al giovedì a fatica

non capire più la differenza

aver smesso di leggere, di far di conto, di ripetere

colazione, pranzo, cena,

l’indispensabile,

acqua sapone pettine vestiti scarpe camminare spendere parlare a sproposito

trovare ciò che non si cerca, allunare ammarare sbarcare guardare

c’è un vaso di fiori secchi intirizziti gelati rotola dal tavolo scorticato

le pareti ingrigite dal tempo riflettono poca luce

crederci ancora sognare incubare piagare

ho letto distrattamente Tarkos un video in scorrimento il parere del critico

morto qualche intellettuale soffrendo solite paure

che ne è stato di tutto il tempo andato? vado a tentoni

novità ci sono e sbiadiscono pian piano

lascia correre lasciar perdere lasciar essere lasciar divenire.